La sfida tra i due colossi degli hamburger va avanti dal 1954, quando due giovani studenti universitari, James McLamore e David Edgerton entrano per la prima volta nel ristorante di Dick e Mac McDonald a San Bernardino in California, decidono di seguire la stessa strada e fondano la catena Burger King. Da allora è una rincorsa continua. Il Financial Times, in un editoriale, applaude gli ultimi risultati di Burger King, che – se stenta ancora in patria dove soffre lo strapotere del “nemico” – conquista all’estero importanti quote di mercato ai danni dell’antagonista. Asia, America Latina ed Europa regalano soddisfazioni, con un incremento del volume d’affari dal 2,1 al 3,7 per cento.
Anche la quotazione in Borsa va molto meglio: Burger King ha guadagnato il 40% dall’inizio dell’anno, più della rivale.
E adesso l’attacco parte sul terreno casalingo con una strategia innovativa e antichissima allo stesso tempo. La filosofia è semplice: se loro fanno una cosa buona che funziona copiamola e cerchiamo di farla meglio.
La prima novità, il ritorno in grande stile del Big King, il super panino a più strati traboccante di mayonnese e grassi saturi, destinato a scontrarsi con il fuoriclasse della categoria: il Big Mac. Alla notizia le agenzie di stampa regalano l’urgenza delle notizie da prima pagina. La rete televisiva Cnbc racconta la sfida in uno speciale e gli ascolti sono subito da record, a conferma della passione del pubblico per hamburger e dintorni. La ricetta del nuovo piatto Burger King la racconta la cronista Jane Wells (una delle firme di punta dell’economia): due polpette di manzo, un salsa speciale, lattuga, cipolla, sottaceti e il pane al sesamo. Il risultato è incerto sino alla fine, ma ai punti trionfa Big King: cotto meglio e più saporito, è l’inflessibile verdetto.
Stessa tattica nel lanciare nuovi bocconcini di pollo fritti, e immancabilmente il “New York Post” non si lascia sfuggire la battuta: “Sono ottimi, sembrano i Chicken McNugget”, con ovvio riferimento al piatto identico lanciato da McDonald’s nel lontano 1983 e servito in svariati miliardi di dosi da allora
. Ma intanto i risultati arrivano copiosi e positivi, e gli analisti danno ragione all’operazione: “Nel mondo dei fast food tutti copiano tutti, da sempre. Il campo di azione è limitato e dunque si tratta di far meglio quello che gli altri già fanno”, spiega seriosamente alla rivista finanziaria “Forbes” Scott Hume, editor di Burgebusiness.com.
Il Big King contiene poi un segreto rispetto al rivale, che svela la fase due del piano di Burger King: conta 510 calorie contro le oltre 550 del panino di McDonald. Ed è questa la vera arma segreta: ovvero rendere un po’ meno “junk” il menù offerto, addirittura incredibili dictu più salutare (o meno dannoso), il tutto senza ovviamente perdere sapore.
Negli Stati Uniti infatti è in atto una rivoluzione culturale che sta, piano piano, modificando la dieta delle famiglie americane: mangiare inizia a far rima con qualità, la salute si siede a tavola. …………….